La CGIL, da sola, ha proclamato lo sciopero contro la Finanziaria ancora in discussione, che si presenta come un’ulteriore conferma di una politica economica di “lacrime e sangue” per le masse lavoratrici, per le donne e per le giovani generazioni.
Dalla mancata risposta all’aumento della povertà che investe oramai quasi 6 milioni di persone; al perpetuarsi di una condizione di buona parte di lavoratrici e lavoratori attivi che con i loro salari non riescono ad arrivare a fine mese; al sotto finanziamento del servizio sanitario pubblico; alla chiara volontà di favorire sempre più la sanità privata, così come i tagli al finanziamento alla scuola pubblica ed al manifesto disimpegno finanziario per quanto riguarda i continui dissesti climatici.
L’unico dato che è in costante aumento sono le spese militari. La campagna politica ed economica di riarmo che le borghesie alimentano a livello mondiale alla quale il governo Meloni non si sottrae, conferma che le ricette classiche iniziate oramai da oltre 40 anni quali, la delocalizzazione degli impianti industriali, la riduzione dei salari, la precarizzazione della forza lavoro così come la continua ed inesorabile devastazione ambientale, non sono più sufficienti a ripristinare margini di profitto alla borghesia mondiale.
Ci avviciniamo sempre più ad una guerra fra le diverse classi dominanti e fra le principali potenze imperialiste per il controllo del mercato mondiale; uno scontro che coinvolge gli Stati Uniti e la Russia, comprese le potenze di nuovo conio come la Cina ed i vari imperialismi sub regionali, come tragicamente la guerra in Ucraina e nel Medio Oriente dimostra; uno scontro in cui sarà il proletariato mondiale a pagare tragicamente il conto.
Lo sciopero del 12 Dicembre deve quindi essere un primo passo per coinvolgere le lavoratrici e i lavoratori, ma che non può essere di per se risolutivo.
Le mobilitazioni che si sono susseguite hanno consentito gli eventi unitari quali lo sciopero generale del 3 e la successiva manifestazione del 4 di ottobre contro il genocidio in Palestina e contro la guerra; eventi che hanno visto crescere la consapevolezza e la capacità di una significativa parte del movimento sindacale di realizzare una proficua pressione sui rispettivi gruppi dirigenti: una spinta dal basso che è stata capace di saldarsi alla mobilitazione delle masse studentesche e giovanili, in una unità di azione che non deve essere lasciata cadere affinché possa generalizzarsi a contesti sociali sempre più ampi.
Ecco perché la scelta dei gruppi dirigenti dell’USB di scioperare il 28 di novembre e quella della CGIL di scioperare in solitaria il 12 Dicembre deve essere superata.
Con la CISL oramai posizionata su posizioni accondiscendenti con la maggioranza governativa e con UIL in cerca di una sua solitaria posizione e non più disponibile a un’unità di intenti con la CGIL, è necessario coinvolgere in concrete iniziative di lotta le lavoratrici e i lavoratori che, per le scelte compromissorie della dirigenza CGIL, hanno dato vita e aderito alle organizzazioni del sindacalismo di base: questo perché è necessario e urgente ripristinare fiducia e credibilità nelle masse lavoratrici e nelle nuove generazioni al fine di tornare a vincere.
Superare le divisioni di settore e delle medesime categorie per riprendere una battaglia salariale unitaria e generalizzata unitamente a una richiesta effettiva di riduzione giornaliera dell’orario di lavoro; disdettare l’accordo interconfederale del Patto della Fabbrica e richiedere una nuova scala mobile dei salari.
Occorre porre un freno ed una costante riduzione della sanità integrativa e del così detto “welfare” aziendale e contrattuale, arma per ridurre concretamente l’assistenza sanitaria pubblica e il suo valore universalistico, al fine di lasciare spazio all’iniziativa sanitaria privata.
Non è pensabile che ogni categoria affronti il proprio rinnovo contrattuale da sola.
Tale scelta ha prodotto una ulteriore diversificazione delle condizioni salariali e normative tali che lo stesso contratto nazionale dei metalmeccanici, categoria fortemente sindacalizzata e punto di riferimento storico dell’intero movimento sindacale si è chiuso, nonostante le 40 ore di sciopero, con una sonora sconfitta delle proposte sindacali ed un allungamento dello stesso contratto da tre a quattro anni, non raggiungendo, per altro, alcun significativo passo verso la riduzione d’orario.
Il nostro lavoro e la nostra militanza all’interno della lotta di classe si caratterizza su queste linee e su questi obiettivi.
Alternativa Libertaria/FdCA



