Contro la guerra imperialista per la rivoluzione sociale

Le drammatiche notizie che ci giungono dal Medio Oriente, culminate nell’attacco israeliano all’Iran che costituisce l’apertura di un nuovo fronte di guerra nell’area, sono la conseguenza inevitabile e prevista di una “escalation” dei conflitti per procura tra le principali potenze imperialiste vecchie e nuove, un’escalation ulteriormente accelerata dall’aggressione russa all’Ucraina che ha definitivamente chiarito la posta in gioco: il controllo del mercato mondiale che ha storicamente costituito l’origine e il fine dei due precedenti conflitti mondiali imperialisti. Ma l’intera vicenda iraniana vede anche l’emergere di un aspetto sinistro ma inedito: per la prima volta dalla fine del secondo conflitto mondiale si usano, per ora, armi convenzionali per attaccare e distruggere insediamenti del nucleare civile e militare, in quest’ultimo caso dell’Iran.


In un simile contesto, che vede primeggiare la drammatica realtà dei rapporti di forza tra le maggiori potenze, la diplomazia è posta ai margini e le stesse istituzioni internazionali appaiono impotenti e ridicolizzate di fronte al crepitare delle armi in conflitti sempre più sanguinosi e coinvolgenti. Ciò spinge a una progressiva corsa agli armamenti, nell’esclusivo interesse dell’industria bellica, ormai a carattere multinazionale, e della finanza internazionale che la sostiene (solo per dare un’idea di massima, le azioni di Leonardo da inizio anno sono cresciute oltre il 100%!); la guerra si conferma quindi non solo distruttrice dell’ambiente e della vita, ma anche e soprattutto creatrice di nuovo capitale e di nuovi rapporti di forza tra potenze.

 

I principali registi della guerre per procura, che vedono oltre 50 conflitti sparsi per il mondo, non hanno mai smesso di soffiare sul fuoco delle faide accesesi tra borghesie nazionali in lotta tra loro per interessi locali, religiosi o etnici.
Sono le stesse potenze imperialiste che hanno armato e armano questi conflitti, fornendo loro le più micidiali tecnologie belliche che vengono usate contro le popolazioni civili, alternando a queste distruzioni le vecchie metodologie dello sterminio e del genocidio, affamando, assetando, deportando e distruggendo scuole e ospedali.
Sono le stesse potenze che dispensano ipocriti messaggi di pace per giustificare una cospicua ripresa degli armamenti, intrapresa attraverso il contenimento della spesa pubblica a esclusivo danno delle condizioni di vita delle classi subalterne, che in Ucraina, Gaza, Siria, Libano e per ultimo Iran sono chiamate a massacrarsi vicendevolmente per interessi non propri, come accade in tutti i conflitti imperialisti.
In tutto il mondo risuonano le fanfare patriottiche, risorge il militarismo nelle scuole e nell’intera società, dove i principali mezzi di informazione si schierano per la guerra e il dissenso viene duramente represso.

"Ecco che allora le storiche parole d’ordine del movimento anarchico “nostra patria è il mondo intero” e “contro la guerra per la rivoluzione sociale”, acquistano un’importante prospettiva per rilanciare il conflitto sociale nei luoghi di lavoro, di studio e nei territori"

Ma le guerre colpiscono principalmente le popolazioni civili e le giovani generazioni sono mandate al massacro; gli approvvigionamenti energetici si chiudono e guerra dopo guerra, massacro dopo massacro la prospettiva di una guerra nucleare diviene sempre più credibile.
In questo contesto mondiale la manifestazione del 21 di giugno a Roma contro la guerra, il riarmo il genocidio è certamente una scadenza importante da sostenere ma l’estrema vicinanza al conflitto nucleare necessita un passo in più: contrastare ogni nazionalismo alimentato artatamente da stati, governi e dalle borghesie che li sostengono, ricercare in ogni modo l’unità internazionale del proletariato a partire dai campi di battaglia fomentati dall’imperialismo.

 

Ecco che allora le storiche parole d’ordine del movimento anarchico “nostra patria è il mondo intero” e “contro la guerra per la rivoluzione sociale”, acquistano un’importante prospettiva per rilanciare il conflitto sociale nei luoghi di lavoro, di studio e nei territori, contro gli interessi del capitale, contro la devastazione ambientale, per difendere le condizioni di vita delle classi subalterne e dei loro diritti quotidianamente aggrediti, per la pace, per l’uguaglianza e la libertà.

 

Alternativa Libertaria/FdCA